Riciclo del PVC: i limiti ed opportunità

Come tante altre materie plastiche, il PVC fa parte della nostra vita quotidiana.

Possiamo infatti riscontrarne l’utilizzo in molti settori: la maggior parte delle sue applicazioni riguarda l’edilizia, le tubature rigide o flessibili, i profilati, i serramenti e le pavimentazioni.

Ma non solo, è utilizzato anche nei cavi per circuiti elettrici o telecomunicazioni, nei nastri adesivi isolanti, in nastri trasportatori, in oggetti per utilizzo medico, dai blister per pastiglie ai tubicini flessibili per flebo.

E’ utilizzato anche per produrre films per packaging, carte di credito, scarpe, giocattoli, carta da parati, contenitori per liquidi, componenti per auto, articoli in similpelle ed innumerevoli altri prodotti.

Riciclo del PVC: le tre classi di rifiuti

  • I residui di produzione, ovvero scarti provenienti dagli impianti o dalle fabbriche produttrici di prodotti in PVC, ad esempio durante operazioni di taglio o calandratura. In questo caso il recupero è efficace grazie all’omogeneità di composizione rispetto al prodotto vergine e grazie all’efficienza del riciclo, in quanto si può selezionare e suddividere la qualità degli scarti a monte, prima del conferimento al recupero.
  • I residui da installazione, ritrovati in seguito alla posa di cavi, pavimentazioni, tubi, ogniqualvolta essi siano ridotti dalla dimensione origianle a quella che serve all’acquirente. In questo caso si può attuare un efficiente recupero organizzato dai fornitori di beni in PVC.
  • Recupero post- consumo, ossia alla fine della vita del manufatto, quando esso viene eliminato isnieme ai rifiuti domestici o industriali.

Riciclo del PVC: chimico e recupero energetico

I sistemi di riciclaggio del PVC si possono raggruppare in 4 tipologie:

1. Riciclo chimico: si tratta di dealogenazione e cracking della frazione di idrocarburi rimanente. In alcuni casi è previsto il recupero del cloro come HCl o CaCl2, mentre la frazione idrocarburica può essere utilizzata come combustibile, ad esempio in alimentazione ad inceneritori;

2. Riciclo meccanico: qui avvengono separazione, riduzione dimensionale, fusione del materiale composito iniziale, per recuperare quanto più possibile le frazioni “pregiate” come ad esempio PVC da cavi;

3.  Recupero energetico;

4. Conferimento in discarica.

Riciclo del PVC: il recupero energetico

I rifiuti in PVC che sfuggono ai circuiti di raccolta separata, finiscono negli impianti di termoinduzione, oppure in discarica.

Gli impianti di incenerimento dei rifiuti devono essre dotati di sistemi di recupero energetico. Ovvero devono essere in grado di recuperare, sotto forma di energia termica o elettrica, il potere calorifico contenuto nei rifiuti.

Questa opzione di recupero è ormai convenzionalmente definita “termovalorizzazione”.

Il contenuto energetico dei rifiuti è importante per ottimizzare il rendimento degli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti.

Maggiore è il potere calorifico dei rifiuti, maggiore è la qualità energetica, termica o elettrica che l’impianto può produrre.

Il PVC costituisce una piccola parte dei rifiuti domestici ma contribuisce comunque all’apporto energetico, in quanto il suo potere calorifico è intermedio fra quello della carta e quello del legno.

GPlast si occupa di rigenerazione materie plastiche PVC: Utilizziamo la plastica riciclata e la trasformiamo in granuli di PVC per i diversi utilizzi salvaguardando così l’ambiente dall’inquinamento della plastica e offrendo un prodotto di grande qualità che viene impiegato nella produzione di tubi in PVC nei cavidottoi e in profili vari utilizzati nell’edilizia e altri settori industriali.

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